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FISAR Alto Adige & Slowine

2024-11-06 18:48

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WINE, FISAR,

FISAR Alto Adige & Slowine

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Enoturismo, in Italia si può e si deve fare di più. Alcune riflessioni dopo la pubblicazione della Classifica World’s Best Vineyards.

Il flusso delle persone interessate a visitare i luoghi di produzione del vino è sempre più importante e l’enoturismo è perciò un comparto altamente strategico per il nostro Paese. Il D.M. 12 marzo 2019 n. 2779, che lo ha regolamentato, ha individuato tutte le attività che mirano a promuovere la cultura del vino nelle zone di produzione – visite guidate in vigneti e cantine, degustazioni e abbinamenti enogastronomici, ma anche iniziative didattiche, culturali e ricreative legate al mondo del vino con vendita diretta di prodotti vitivinicoli –, stabilendo inoltre tutta una serie di requisiti normativi per lo svolgimento delle attività, anche in relazione al regime fiscale a cui assoggettarle.

La Classifica World’s Best Vineyards

È di un paio di settimane fa la pubblicazione della Classifica World’s Best Vineyards. Il concorso, nato nel 2019 da un’idea del Gruppo 50 Best, ha premiato ben 4 cantine italiane nella Top 50 e altre 2 aziende vinicole che si sono piazzate tra le posizioni da 51 a 100. «Un risultato – come ha sottolineato Chiara Giorleo, Academy Chair per l’Italia, che coordina il lavoro dei giurati (che sono anonimi) – decisamente positivo per il nostro Paese, con 4 aziende addirittura nelle prime 25 posizioni, che premia gli investimenti e gli sforzi fatti in questi anni, anche prevedendo corsi di formazione per figure dedicate».

Vero è che l’Italia è piuttosto indietro come numero complessivo di posizioni occupate in classifica, anche rispetto a Paesi non di grandissima tradizione vinicola, come quelli del Sud America per fare un esempio. Un dato che se da un lato può non sorprendere, considerato che la nostra Italia del vino si fonda sulle piccole aziende a conduzione familiare (che hanno evidentemente minori possibilità di strutturarsi per fare fronte alle peculiarità di un settore assolutamente distinto dall’attività produttiva in senso stretto), dall’altro rafforza la necessità di ulteriori investimenti perché «il limite strutturale può diventare un vantaggio di unicità se ben sfruttato».

«È evidente – ha continuato la Giorleo – che bisogna fare uno sforzo normativo per superare le difficoltà derivanti dalle disomogeneità regionali nel recepimento delle norme nazionali e migliorare i trasporti pubblici, la segnaletica, le infrastrutture», ma quel che più conta è lavorare per risolvere le principali criticità per le aziende: «manca ancora personale appositamente formato nella ricettività, che conosca le lingue, è necessario prestare maggiore attenzione nella comunicazione e nella pubblicizzazione dei percorsi di visita predisposti (anche nei weekend), curando il sito internet e prevedendo canali di contatto dedicati, via mail o telefono, promozioni strutturate e trasparenti. C’è poi bisogno di servizi ben organizzati, prezzi chiari, empatia, rispetto dei tempi e professionalità».

Sul fatto, poi, che il settore sia assolutamente strategico e che gli sforzi debbano essere intensificati, ulteriori conferme arrivano dall’analisi dei dati riguardanti i flussi di turismo, secondo cui ad esempio la maggior parte dei visitatori arriva da Paesi che sono anche i principali importatori di vino italiano e considera l’enogastronomia un’attrazione al pari delle nostre bellezze artistiche.

 

Di questo avviso anche Milena Pepe, produttrice in Irpinia con la sua Tenuta Cavalier Pepe, al numero 14 della Classifica World’s Best Vineyards, che ha aggiunto come «la politica dovrebbe ascoltare di più gli imprenditori sui loro effettivi bisogni per risolvere alcune delle principali criticità legate al fatto di trovarsi in zone rurali e lontano dalla città, concentrando ancor di più gli sforzi su infrastrutture, vie di comunicazione, trasporti, segnaletica. Tanto è stato fatto, tanto ancora si può fare. C’è poi bisogno di lavorare per integrare l’offerta del turismo enogastronomico nella proposta più ampia del turismo culturale, come già avviene in altri Paesi».

Resta ferma la necessità che le aziende si strutturino per l’accoglienza, senza improvvisare: «è fondamentale poter contare su personale formato sul vino e sull’ospitalità, che conosca almeno l’inglese, che sia disposto a lavorare pure il sabato e la domenica; è assolutamente necessario rispettare gli orari di apertura, avere una stanza confortevole per la degustazione, offrire servizi di trasporto privato, ma anche il parcheggio, oppure avere listini di vendita pronti, garantendo spedizioni anche all’estero e pagamenti elettronici». 

 

Federico Ceretto, rappresentante della storica famiglia e azienda di Langa Cantina Ceretto che si è piazzata al n. 20 della Classifica World’s Best Vineyards, ha confermato l’importanza strategica del settore e l’urgenza di continuare a lavorare per creare un ecosistema che combini qualità del prodotto e accoglienza. «Abbiamo sempre creduto nell’enoturismo, oggi perfettamente integrato nel nostro modello aziendale. Per noi rappresenta quasi una missione. Il rapporto con le tantissime persone che visitano le nostre cantine è spesso un’opportunità emozionante di creare legami non solo commerciali, tanto più che il nostro percorso sostenibile ci dà l’opportunità di raccontare i valori in cui crediamo. Abbiamo capito negli anni, sul campo, che i nostri clienti e gli enoturisti in generale sono alla ricerca di esperienze uniche. Noi offriamo dei pacchetti con degustazioni verticali, cru speciali e annate rare dalla riserva di famiglia, con un sommelier dedicato e pronto a soddisfare ogni curiosità».

È necessario spingere sulla formazione: «le tante persone che si formano nel mondo del vino e che acquisiscono competenze attraverso i corsi di qualificazione professionale dovrebbero poter essere considerate a tutti gli effetti alla stregua delle guide turistiche. Nei luoghi vocati per la viticoltura diventa fondamentale non soltanto conoscere la storia dei luoghi, le sue bellezze artistiche e architettoniche, ma anche poter aiutare il turista a orientarsi nella produzione vinicola. Non possiamo dimenticarlo».

Questo articolo è apparso nel Numero #16 della nuova Newsletter Slow Wine, per chi ama il vino buono pulito e giusto.
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